Studio di Psicologia
ad Orbassano e Avigliana
“Ogni nuovo mattino, uscirò per le strade cercando i colori”. (Cesare Pavese)
Mi presento
Sono una psicologa psicoterapeuta ad orientamento Sistemico-Relazionale.
Ricevo ad Orbassano e Avigliana; inoltre, presto consulenza online per chi non potesse raggiungermi in studio.
Mi occupo di consulenza, sostegno psicologico e psicoterapia; l’intervento proposto ha l’obiettivo di fare emergere le risorse personali che possono favorire il cambiamento ed il benessere psicologico di bambini, adolescenti, adulti, coppie e famiglie. Nella mia pratica clinica utilizzo, oltre all’incontro individuale, anche il percorso di gruppo.
Le scelte che hanno guidato il mio percorso di formazione hanno assecondato il mio interesse verso le relazioni che “connettono” le persone. Le difficoltà che si possono incontrare sono il frutto di un’intricata rete di relazioni, non l’espressione di problematiche individuali. Il mio metodo di lavoro focalizza il suo sguardo proprio sul contesto relazionale (familiare e sociale) in cui le difficoltà si manifestano, pur non tralasciando pensieri, emozioni, storie e vissuti legati alla dimensione individuale. Ogni persona porta dentro di sé tutte le relazioni significative che animano la propria vita presente, passata e futura, dunque anche negli incontri individuali si può accedere al proprio mondo relazionale.
La psicoterapia è un percorso che procede per obbiettivi. Tali obbiettivi vengono condivisi e decisi assieme alla persona che richiede l’intervento ed è per questa ragione che la psicoterapia rappresenta un processo che si co-costruisce nell’incontro tra il terapeuta ed il paziente.
La mia esperienza. Percorso e formazione.
Sono nata a Sanremo e per intraprendere il mio percorso universitario mi sono trasferita a Torino.
Ho completato la mia formazione all’Università degli Studi di Torino con una tesi dal titolo “Caregiver Burden: l’intervento psicologico a sostegno dei familiari di pazienti con Trauma Cranio-Encefalico”, conseguita con pieni voti.
Per acquisire l'abilitazione alla professione di Psicologo, ho condotto il mio tirocinio formativo, della durata di un anno, presso il reparto di Day Hospital del Presidio Sanitario “Maria Ausiliatrice Don Gnocchi” dove ho potuto apprendere tecniche di Riabilitazione Neuropsicologica rivolta agli utenti con gravi cerebrolesioni acquisite. Nel medesimo contesto ho maturato esperienza nell’ambito della Psicologia del Lavoro applicata al campo della disabilità, dove ho preso parte alla formulazione di percorsi di Orientamento e Reinserimento Lavorativo per le persone disabili, svolti in collaborazione con i Servizi Territoriali e alcuni titolari di aziende piemontesi.
È in questo sfaccettato contesto professionale che è nato il mio interesse verso le dinamiche emotive e relazionali che riguardano non solo le persone direttamente coinvolte dalla malattia, ma anche verso i loro caregiver (assistenti) familiari. L’intervento di gruppo si è dimostrato un ottimo strumento per offrire loro un sostegno psicologico ed uno spazio espressivo.
Il mio percorso formativo è proseguito presso il Centro Studi Eteropoiesi dove ho conseguito il diploma di Psicoterapeuta ad orientamento Sistemico-Relazionale. Al termine del percorso durato 4 anni ho discusso la tesi dal titolo “Dipendenza affettiva: l’abuso del legame”, incuriosita dalle particolari dinamiche di coppia che contraddistinguono questa tipologia di amanti, così simili alle più comuni e conosciute forme di dipendenza da sostanze.
Per ottenere l’abilitazione alla professione di Psicoterapeuta ho svolto un tirocinio di specializzazione presso il Distretto Sanitario di Nichelino, dove ho fatto parte di un’equipe dedicata alla Terapia Familiare. Ho acquisito, inoltre, esperienza nella Valutazione Psicodiagnostica in età evolutiva ed in particolar modo nella Valutazione Cognitiva di bambini e ragazzi con DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento).
Mantenendo sempre vivo il mio interesse verso lo strumento terapeutico del gruppo e le dinamiche relazionali che coinvolgono genitori e figli, mi sono dedicata alla conduzione di gruppi di terapia rivolti a genitori di bambini con disturbi del comportamento e disabilità.
Dal 2015 sono iscritta all’Albo Professionale degli Psicologi del Piemonte e dal 2016 pratico la libera professione in contesto privato, dapprima nel quartiere torinese della Crocetta e successivamente nel centro di Avigliana. Più di recente sono attiva anche ad Orbassano.
L’abitudine sviluppata negli anni al lavoro in rete mi porta a ricercare nuove collaborazioni con colleghi e professionisti di altre discipline sanitarie, enti e strutture territoriali.
Dal 2018 sono co-fondatrice di Studio Binario Undici, una realtà rivolta al benessere psicofisico dell'individuo, della coppia e della famiglia, nata dalla condivisione del concetto di cura psicologica in sintonia con la collega ed amica Dott.ssa Julie Fanutza.
Il volontariato ha sempre accompagnato, come binario parallelo, la mia dimensione lavorativa e mi ha arricchita in egual misura sia da un punto di vista umano che professionale. Per quattro anni ho collaborato con i Servizi Sociali in Interventi Educativi rivolti a ragazzi con disabilità intellettiva. Sempre nell'area della disabilità, ho collaborato con l’Associazione Traumi Encefalici (ATE) presso cui ho condotto un laboratorio di allenamento cognitivo ed uno sulla metacognizione ed espressione emotiva.
Ad oggi conduco con passione la mia professione, incuriosita dalle nuove evoluzioni della psicologia, pronta ad intrecciare progetti attinenti alle problematiche maggiormente emergenti nella società attuale, supportata da un'adeguata e costante formazione.
Di cosa mi occupo
In questa sezione troverete alcune informazioni sulle più diffuse manifestazioni di disagio incontrate con maggior frequenza nella pratica clinica, ma il seguente elenco non vuole essere rappresentativo dell’intera classificazione psicopatologia.
Nella mia pratica clinica ritengo sia importante identificare i sintomi riferiti dalla persona che chiede il mio aiuto e attribuire loro un nome condiviso dall’intera comunità scientifica, ma è fondamentale per me non ridurre il nostro incontro, i vissuti riferiti, le emozioni incontrate dalla persona ad una semplice “etichetta”.
Ogni persona è una storia a Sè, con le sue sfaccettature e peculiarità!
- Ansia ed attacchi di panico Il disturbo d’ansia è una patologia sempre più diffusa al giorno d’oggi tra gli adulti, ma è in crescente aumento anche tra i più giovani. L’ansia di per sè stessa non è necessariamente negativa, se circoscritta ad una situazione specifica e se si risolve in tempi brevi. Questo meccanismo di attivazione ci permette infatti di affrontare le situazioni della vita con il giusto grado di lucidità e prontezza per poter fare del nostro meglio. Tuttavia, quando tale condizione caratterizza il nostro modo di affrontare ogni situazione della quotidianità, può comportare limitazioni personali molto marcate (paura di uscire di casa, dipendenza da una persona cara, perdita di qualsiasi iniziativa) e di conseguenza un malessere crescente. L’ansia è riconoscibile da uno stato di tensione psico-fisica: una preoccupazione generalizzata e costante che si accompagna a batticuore, palpitazione, sudorazione ed affanno. La persona ansiosa può provare stati emotivi quali timori irrazionali, irrequietezza, perdita di controllo. Una manifestazione particolare di ansia è l’attacco di panico, ovvero un improvviso episodio in cui si prova un’intensa paura e disagio. La paura di morire o impazzire associato a tachicardia, sensazione di soffocamento, dolore al petto, tremori, vampate di calore, confusione ed instabilità sono i sintomi più comuni riferiti da chi ne soffre. Molto spesso, se questi episodi si ripetono, nel tempo può insorgere un’ansia anticipatoria, ovvero la paura che l’attacco di panico si stia per verificare nuovamente. Molto spesso queste manifestazioni vengono trattate unicamente con la terapia farmacologica, ma è dimostrato come il farmaco da solo non aiuta a curare l’ansia, in quanto ne nasconde le manifestazioni più evidenti, senza aiutare la persona a rintracciare i motivi profondi che la scatenano, esponendola inoltre al rischio di sviluppare una dipendenza dal farmaco. La psicoterapia può fornire una risposta più efficace in questo senso.
- Depressione Il termine depressione viene spesso abusato, confondendolo con uno stato momentaneo di tristezza, magari connesso ad episodi spiacevoli della vita. La tristezza è una emozione di base utile alla sopravvivenza che ci offre un’opportunità per fermarci e soffermarci sul senso di ciò che accade. La depressione non si distingue unicamente per l’abbassamento del tono dell’umore, ma porta con sé una serie di manifestazioni meno evidenti, spesso trascurate sia da chi ne soffre sia da chi gli è vicino. Lo stato depressivo è caratterizzato infatti dalla marcata diminuzione di interesse e piacere per le attività che si svolgono. Influisce sul senso di fame e sui ritmi del sonno, sintomi che alimentano la sensazione di fatica, pesantezza ed insoddisfazione. Le persone depresse fanno fatica a concentrarsi ed a formulare un pensiero e strategie utili alla presa di decisioni. Come tutte le manifestazioni del disagio psicologico anche i sintomi depressivi possono manifestarsi in differenti gradi di gravità, e nei casi più complicati è fondamentale l’assunzione di farmaci che aiutino la persona a riconoscere il proprio malessere ed a partecipare alla terapia.
- Disturbi dell'alimentazione I disturbi del comportamento alimentare più diffusi sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata o binge eating disorder. In questa tipologia di disordini il cibo assume un significato particolare ed il rapporto con esso è ciò su cui si vuole avere controllo assoluto. Inutile dire come il rapporto con il cibo e, di conseguenza, con il proprio corpo, sia fortemente influenzato dai canoni estetici socio-culturali; nel mondo occidentale, dove l’ideale di bellezza si è fuso con l’immane di magrezza, si è verificato un notevole incremento di tali disordini negli ultimi anni. Sintomatologie comuni sono il pensiero ossessivo del cibo, l’alterazione della propria immagine corporea, una bassa autostima, la messa in atto di condotte utili al controllo della propria forma fisica. L’anoressia si distingue dalla riduzione drastica del cibo ingerito, nonostante sia preservato il senso di fame. Una costante paura di ingrassare porta la persona anoressica a fare esercizio fisico in modo esasperato. Inoltre, spesso queste persone evitano di mangiare in pubblico ed evitano di partecipare ad eventi sociali in cui si mangia, come un compleanno o un matrimonio. L’eccessiva magrezza spesso porta conseguenze fisiche che mettono a rischio la vita della persona. La bulimia è caratterizzata da abbuffate di cibo fino a sentirsi “talmente pieni da star male”. Per alleviare questa sensazione si può arrivare ad indursi il vomito. Altre misure compensatorie per contrastare le abbuffate sono il digiuno, l’esercizio fisico eccessivo o l’assunzione di lassativi. La perdita di controllo sul comportamento alimentare può generare sensi di colpa e di vergogna, infatti le condotte compensatorie vengono fatte spesso di nascosto ed in solitudine. La percezione distorta che la persona ha del suo corpo influenza in modo non obiettivo i suoi atteggiamenti e pensieri. Il binge eating coinvolge principalmente le persone con un alto indice di massa corporea, e in maniera simile alla persona bulimica è caratterizzato da abbuffate, senza il tentativo però di espellere il cibo ingerito. Se frequenti le abbuffate determinano in breve tempo una situazione di sovrappeso ed obesità con gravi conseguenze per la salute fisica, oltre che psicologica: problemi cardiaci, digestivi, relativi all’apparato osseo, della bocca e dei denti. Se fino a qualche anno fa si attribuivano queste patologie unicamente al genere femminile, attualmente le tematiche riguardanti il controllo sul proprio corpo e forma fisica coinvolgono anche l’universo maschile.
- Dipendenze Nel corso degli ultimi decenni il concetto di dipendenza si è ampliato a molteplici condotte patologiche, definite “nuove dipendenze” (new addiction): si tratta di comportamenti e relazioni disfunzionali e problematici riferiti a oggetti, attività, stili di vita, consumi, auto-percezione, stili di attaccamento. Sia che si parli di dipendenza da sostanze, sia dal gioco d’azzardo, sia dalle relazioni o dal sesso, sia dall’alcool o dal cibo, sia da dispositivi elettronici,…si presentano tre condizioni caratteristiche: l’ebbrezza, ovvero la sensazione di euforia che diviene sempre più indispensabile per mantenere un “equilibrio” interiore che non si riesce ad ottenere in altri modi; la tolleranza, che consiste nella ricerca di dosi sempre più grandi e nel tentativo di dedicare sempre più tempo a questa condotta, riducendo progressivamente il proprio tempo autonomo e i contatti con l’esterno; l’astinenza, forte malessere accompagnato da episodi psico-fisici anche molto violenti. Ben presto il comportamento dipendente, che inizialmente genera piacere, diventa fuori controllo condizionando ogni dimensione della quotidianità. Si può instaurare un’ altalena di stati emotivi in cui si rincorrono senso di colpa, vergogna e rimorso, seguiti da un senso di sconfitta e fallimento che riporta dentro il vortice della dipendenza. Il cristallizzarsi di tale condotta non avviene improvvisamente, prende avvio dall’instaurarsi di un’abitudine, ed in tempi lunghi si trasforma in un vero e proprio comportamento disfunzionale. Allo stesso modo la fuoriuscita da questa condizione richiede tempo ed a volte passa attraverso ripetuti tentativi e numerosi fallimenti.
- Disturbi psicosomatici I disturbi psicosomatici sono la testimonianza che “mente” e “corpo”, “psiche” e “soma”, sono strettamente in relazione tra loro. Tali disturbi si manifestano come veri e propri dolori, fastidi, malfunzionamenti organici, ma che trovano la loro causa in fattori emozionali trascurati. In genere la persona che ne soffre spende molto tempo alla ricerca delle cause biologiche dei propri malesseri, raggiungendo risultati insufficienti a giustificare il proprio stato di salute. Lo stress è sicuramente uno dei fattori che alimentano tale funzionamento, ovvero la manifestazioni di difficoltà psicologiche espresse attraverso il canale corporeo. Molto spesso l’incapacità o impossibilità di riconoscere ed accogliere le proprie emozioni e di dare ascolto ai segnali corporei di un affaticamento psicofisico porta a canalizzare le proprie tensioni in un determinato apparato del nostro organismo. Ed è così che insorgono gastriti, dermatiti, emicranie, tachicardie e stanchezza cronica, per citarne alcuni. Molto spesso si giunge alla psicoterapia come “ultima spiaggia”, in quanto non ci si capacita che la propria “mente” possa influenzare a tal punto il proprio corpo. Si percepisce la perdita di controllo su quanto sta accadendo; il notevole impiego di energie nella ricerca di una causa organica e i ripetuti fallimenti possono perfino portare allo sviluppo di sintomi depressivi ed ansiosi. In questo caso si può procedere adottando una duplice percorso, ovvero l’adozione di strategie utili al contenimento del sintomo, affinché la persona possa alleviare il proprio prolungato malessere, e l’avvio di un percorso che affronti le cause profonde sottese a tale funzionamento.
- Disabilità Quando si affronta il tema della disabilità molteplici sono le definizioni e le etichette che si posso incontrare nella propria ricerca. Il continuo confronto con pratiche e stili di vita considerati dall’opinione comune “normali” e le limitazioni oggettive presenti nel contesto sociale (es. carenza di servizi, ausili, infrastrutture…) possono generare una forte sofferenza, con ripercussioni sulla propria autoefficacia ed autostima, oltreché difficoltà di natura relazionale. Numerose, inoltre, sono le conseguenze sulla sfera emotiva per chi, a causa di un incidente o una malattia, ha perso una condizione di salute e di status (sociale, lavorativo, economico,…) conquistata durante la propria vita. La difficoltà principale ruota attorno alla ricostruzione di una nuova identità che integri le immagini di Sé, quella precedente e quella conseguente all‘evento traumatico. Concrete le difficoltà incontrate anche dall’intero nucleo familiare: spesso al carico emotivo si associa un carico assistenziale per i genitori che devono prendere in mano la gestione pratico-organizzativa della cura al proprio caro. Uno sguardo attento va anche rivolto ai bambini ed adolescenti presenti in famiglia: spesso i ruoli vengono capovolti, le gerarchie si annullano, i confini diventano labili. La psicologia e la psicoterapia si rivolgono alle persone ed alle famiglie portatrici di un bisogno, tralasciando le “etichette”, per fornire contenimento emotivo ed opportunità di confronto grazie a interventi di gruppo o individuali.
- Momenti difficili: stress, lutto, separazioni, perdita del lavoro... Per rivolgersi alla psicologia o alla psicoterapia non necessariamente deve manifestarsi un “sintomo”. Esistono dei momenti della propria vita in cui si percepiscono scarse energie, disorientamento, si entra in impasse, ci si sente in crisi, non si riesce a prendere una decisione o tale scelta è accompagnata da sentimenti contrastanti. Solo per fare alcuni esempi, la perdita di una caro, la gestione della vita familiare in una fase delicata, la comparsa di una malattia, la separazione dal proprio coniuge, un licenziamento improvviso, sono tutte situazioni che possono verificarsi nella quotidianità di chiunque. Alcune di queste sono socialmente codificate e ritualizzate, ma questo non basta ad attribuire un significato a ciò che sembra travolgerci. Rivolgersi ad uno psicoterapeuta ha proprio lo scopo di riconoscere ed accogliere le emozioni che ci stanno attraversando, per poter trovare un significato personale all’accaduto, che in quel momento della vita non riusciamo ad affrontare. Il ritagliarsi uno spazio fisico ed emotivo dove poter riflettere può aiutare ad uscire dal vortice negativo che ci attraversa e paralizza, permettendoci di ritrovare energie e risorse da mettere in campo per risollevarci.
Servizi
Psicoterapia individuale
Molteplici sono le motivazioni che possono portare una persona a chiedere aiuto allo psicoterapeuta; tutte sono accomunate da una forma più o meno consistente di sofferenza e da una sensazione di difficoltà. Non necessariamente devono manifestarsi sintomi eclatanti, ma più semplicemente può presentarsi un momento di impasse che può generare difficoltà nelle relazioni o nel prendere una decisione importante; può verificarsi un episodio della vita a cui non riusciamo a dare significato, che ci fa percepire un forte stress, una sensazione di “blocco” o di impotenza; possiamo provare una forte emozione che ci ha travolto e che non riusciamo ad accettare.
Tutte queste circostanze possono essere alla base di una richiesta di aiuto nel ritrovare un maggior benessere psicologico.
Nel momento dell’accoglienza il professionista cerca di comprendere la ragione che sottosta alla domanda portata dalla persona che a lui si rivolge, mettendo a fuoco la difficoltà incontrata, la reazione del contesto circostante, le strategie messe in atto per fronteggiare la situazione problematica e le risorse disponibili.
Concordati gli obbiettivi da raggiungere inizia un percorso in cui si esplora insieme il mondo emotivo e relazionale della persona in difficoltà (storia, relazioni, vissuti, aspettative, significati).
Alla luce di una maggiore consapevolezza si cerca di attribuire a quelle dinamiche relazionali disfunzionali, che generano sofferenza, un nuovo significato, una nuova comprensione.
L’obbiettivo primario dello psicoterapeuta è quello di promuovere una modalità di pensiero che permetta alla persona in difficoltà di diventare protagonista attivo del cambiamento.
L’intero percorso si co-costruisce insieme, all’interno di una relazione fondata sulla reciproca fiducia.
Le sedute durano 60 minuti con frequenza settimanale o bisettimanale.
Psicoterapia di coppia
Quando si costituisce una coppia i due innamorati hanno la sensazione che tutto rimarrà uguale, per sempre. In realtà, così come per l’individuo, anche la coppia deve affrontare diverse fasi del proprio ciclo vitale ed è dunque sottoposta a diversificati compiti di sviluppo che vedono nascere differenti bisogni a cui i partners devono dare risposta. È proprio la perdita di attenzione a questi bisogni, una rigidità nell’affrontare i compiti che la vita mette davanti al percorso della coppia, un impoverimento della comunicazione tra i partners, a rendere disfunzionale le dinamiche relazionali all’interno della coppia.
I partners possono richiedere aiuto per situazioni di forte conflittualità, avvio di separazioni, divergenze nell’educazione dei figli, soprattutto in fasi del ciclo familiare delicate (ad esempio la gestione di un nuovo arrivato o di un figlio adolescente), difficoltà economiche, problemi sessuali, delusioni, tradimenti.
Di fronte alla crisi di coppia si compiono spesso molti tentativi prima di rivolgersi ad un terapeuta. La coppia travolta, così, da un circolo di emozioni negative, dinamiche ripetitive e dall’inasprirsi del conflitto, corre il rischio di coinvolgere i diversi ambiti della vita familiare: il rapporto con le famiglie d’origine, la dimensione genitoriale, le relazioni sociali.
Ciò a cui si pone attenzione nelle sedute di terapia di coppia sono proprio le dinamiche relazionali che caratterizzano la specifica coppia che chiede aiuto, gli episodi che hanno condotto alla crisi, le strategie impiegate e le ragioni per cui non hanno avuto successo, ma si pone anche l’attenzione alla storia dei singoli individui, alle personali aspettative, fino a ricostruire insieme i primi momenti di vita della coppia: l’incontro, i sentimenti che hanno sancito l’unione, la condivisione di un progetto di vita.
L’obiettivo è quello di ristrutturare il legame che tiene unita la coppia, mettendo a disposizione rinnovate risorse che possano rendere la relazione più funzionale alle richieste individuali e sociali.
Le sedute durano all’incirca un’ora e trenta minuti e gli incontri si distanziano di due o tre settimane.
Psicoterapia familiare
La famiglia è qualcosa di più complesso di un “nucleo sociale i cui membri sono legati da vincoli di parentela”. È un sistema di relazioni, di comunicazioni, di affetti. È il luogo dove ogni individuo prende forma nei suoi aspetti biologici, psicologici e sociali. All’interno del nucleo familiare si compiono le prime esperienze di sé stessi, degli altri e del mondo circostante. Le modalità con cui tutto ciò avviene caratterizza il “bagaglio” con cui affrontiamo ogni tipo di situazione che si presenta e la sua influenza permane nel lungo tempo, si espande tra le generazioni.
La psicoterapia familiare rappresenta un percorso che connette i diversi membri del nucleo familiare (passato, presente e futuro) e restituisce loro la responsabilità del cambiamento.
Può capitare che sia solo un componente della famiglia a manifestare un malessere o che questo interessi ciascun membro. Certo è che difronte ad una situazione difficile ogni familiare viene coinvolto, prende parte alla definizione della situazione problematica, restituisce un proprio modo di vederla e suggerisce una personale strategia per affrontarla.
Spesso trovare il corretto incastro tra i differenti punti di vista e le emozioni individuali non è così scontato e le incomprensioni possono alimentare conflitti che aggravano la sofferenza individuale e familiare.
Essendo fortemente connessa al tessuto sociale, la famiglia è in continua trasformazione, al fine di poter soddisfare i nuovi bisogni di ogni suo membro; il contributo di ognuno rappresenta una grande risorsa per permettere al nucleo familiare di far fronte alle molteplici sfide e richieste provenienti sia dal suo interno sia dal mondo esterno ad essa.
In terapia familiare si possono affrontare difficoltà relazionali, come ad esempio conflitti tra genitori e figli o tra il nucleo attuale e la famiglia di origine, comportamenti devianti di un suo membro (es. tossicodipendenza, violenza,…), lutti, difficoltà di adattamento ad una nuova fase del ciclo di vita familiare (nuovo nato, adolescenza di un figlio, abbandono del nido,…).
Gli obbiettivi principali sono ristabilire modalità comunicative funzionali, ripristinare i legami affettivi riconoscendo i bisogni sottesi alle difficoltà manifestate, aprire una prospettiva sul futuro.
Le sedute durano 1 ora e mezza e gli incontri avvengono ogni 2 o 3 settimane.
Psicoterapia di gruppo
Fin dalla nascita siamo abituati ad appartenere ad un gruppo: in primo luogo siamo introdotti all’interno della nostra famiglia, successivamente aderiamo a quello dei pari. Dall’infanzia fino all’età adulta attraversiamo differenti gruppi, che rispecchiano i molteplici bisogni di crescita personale e sociale.
Le parole-chiave che descrivono al meglio un gruppo di psicoterapia sono: condivisione, sostegno e risonanza. Infatti il percorso di gruppo permette alla persona di entrare a far parte di una rete, che la sorregge nel momento di difficoltà. Al suo interno è possibile ascoltare storie di vita simili alla propria, riportare emozioni senza il timore di essere giudicati, riflettere su quali possano essere le strategie più efficaci di azione. Il gruppo rappresenta uno strumento, una cassa di risonanza degli aspetti emotivi che aiuta la loro elaborazione e comprensione.
Quando si affronta una difficoltà e una sofferenza, sentire che non si è “soli” in quella situazione, che altre persone possono comprendere quello che ci sta accadendo e sperimentare quanto il proprio contributo possa essere di aiuto, influisce positivamente sulla propria autostima, stimola la propria risposta emotiva e cognitiva, e rinforza le proprie competenze relazionali utili a sollevarsi dalla situazione problematica.
Le tematiche a cui si rivolge l’intervento di gruppo possono essere molteplici: difficoltà di coppia, gestione dei figli, separazioni, tossicodipendenza, disabilità, malattia, lutti,…
Gli incontri si svolgono in piccoli gruppi, con massimo 10 partecipanti, durano 1 ora e mezza e si distanziano di due o tre settimane.
Valutazione e training cognitivi
Valutazione Neuropsicologica rivolta ai bambini.
Diverse motivazioni si possono nascondere dietro alcune difficoltà incontrate nel percorso scolastico. Se non si presta loro un’adeguata attenzione i bambini possono manifestare, nel lungo periodo, un disagio che coinvolge la dimensione emotivo-relazionale.
Alcune volte difficoltà nella lettura, nella scrittura, nell’ortografia e nel calcolo posso essere dovute alla presenza di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA). Altre volte possono essere indice di alcune fragilità circoscritte a specifiche funzioni cognitive, l’attenzione o la memoria ad esempio. È importante adottare le corrette modalità per affrontare e correggere tali difficoltà. Per questo si rivela necessaria un’accurata valutazione neuropsicologica.
Il percorso di valutazione prevede un incontro con i genitori per condividere le difficoltà incontrate dal figlio, un incontro di conoscenza con il bambino, due incontri in cui si effettua la valutazione cognitiva attraverso test specifici, la stesura della relazione ed un colloquio finale di restituzione.
Parent Training o Sostegno Genitoriale
Il Parent Training (PT) è uno modello di intervento che riconosce il ruolo fondamentale del genitore come promotore della crescita del proprio figlio. Partendo da esperienze di vita quotidiane, in cui l’adulto si sente in difficoltà nella relazione con il figlio e di non riuscire ad entrare in comunicazione con lui in maniera funzionale, il PT offre un aiuto specialistico volto ad aumentare la consapevolezza del proprio modo di approcciarsi ai figli e ad individuare le strategie più efficaci per risolvere la difficoltà relazionale.
Il coinvolgimento attivo di tutti i genitori attraverso tecniche specifiche quali il brainstorming, il role play e lo shaping, permette di aumentare il loro senso d’efficacia.
Obbiettivi primari sono: favorire l’affettività e la conoscenza emotiva, potenziare le interazioni efficaci, incoraggiare la reciprocità e la competenza comunicativa nelle interazioni educative e trasmettere abilità di fronteggiamento e gestione delle situazioni critiche.
L’appartenenza al gruppo consente al genitore di percepire supporto e condivisione emotiva. Gli incontri di PT rappresentano un vero e proprio percorso dove, passo dopo passo, i partecipanti sono accompagnati nel processo di cambiamento delle proprie modalità relazionali con i figli, monitorando il bagaglio emotivo condiviso nel gruppo.
Gli incontri si svolgono in piccoli gruppi, una volta alla settimana per un totale di circa 10 incontri.
Supervisione Caregiver
La dimensione della cura riguarda tutti noi nelle diverse fasi della nostra vita, da bambini siamo i beneficiari delle cure di genitori, familiari, insegnanti, ma nell’arco della vita, a causa di un imprevisto, una malattia, o al naturale trascorrere del tempo ci ritroviamo a dover ricoprire il ruolo di caregiver.
In questa situazione la difficoltà maggiore è prendersi cura degli altri, senza mai trascurare la cura di noi stessi, dovendo così mantenere un difficile equilibrio.
“Non ce la faccio più!”, “Quanta sofferenza, che fatica!”, “Ho anche una vita mia!”, “E se io non ci fossi?” sono pensieri condivisi tra i caregiver.
Considerati il sovraccarico di impegni, lo stress legato all’organizzazione della quotidianità ed all’interfacciarsi con medici ed operatori sanitari, a volte sfuggenti, è facile riscontrare ricadute negative sulla qualità della relazione, del tempo trascorso insieme. Nello specifico, malumori, sensi di colpa, timori, aspettative e senso del dovere che toccano entrambe le parti in gioco potrebbero sbilanciare l’intero sistema coinvolto, minando ruoli e confini, generando conflitti.
Quando ad occuparsi della cura di una persona disabile non è un familiare il sistema si allarga. La relazione tra la famiglia e l’assistente potrebbe non evolversi in sinergia a causa del forte carico emotivo. Allora come è possibile favorire tale incontro? Come mantenere un corretto ruolo professionale? Come definire i confini e compiti tra tutte le parti coinvolte? Come rimanere in ascolto dei bisogni di ciascun membro del sistema?
La supervisione di gruppo ha come obbiettivo principale l’analisi dei bisogni e delle risorse individuali, promuovendo il benessere della relazione che intercorre tra chi offre la cura, chi la riceve ed il contesto circostante.
Gli incontri si svolgono in piccoli gruppi, ogni due settimane.
Consulenza online
Nei casi in cui non fosse possibile incontrarsi in studio per svariati impedimenti del terapeuta e/o del paziente la tecnologia ci viene in soccorso!
Grazie al collegamento on line su piattaforme come Skype o analoghe si possono abbattere le distanze e le barriere che dividono le persone.
Le sedute di sostegno psicologico o di psicoterapia avvengono con le stesse modalità con cui si svolgerebbero in studio e mantengono la stessa valenza ed efficacia.
Ciò che risulta necessario è possedere un apparecchio tecnologico (PC, smartphone, tablet,…) che supporti il programma scelto per avviare la comunicazione, una buona connessione che non limiti ed interrompa la conversazione ed un luogo riservato dove godere di un po’ di privacy.
La scelta di questa modalità non esclude la possibilità, una volta avviato il percorso, di potersi incontrare in studio, nel metodo più tradizionale.
Gli incontri online durano 60 minuti.
Sedi e Contatti
Sede di Orbassano
Via Alcide De Gasperi, 16, Orbassano (To)
Sede di Avigliana
Corso Laghi 11, Avigliana (To)